domenica 8 giugno 2014

Storie di buona borghesia milanese, di donne e di un sistema che si è inceppato


Milano e' fortunata, la crisi si sente ma morde meno rispetto alla Lombardia industriale, ad un nord est in crisi di identità o ad un meridione che da sempre arranca.

Milano proprio per questo rappresenta un posto di osservazione privilegiato per provare a riflettere su cosa si è inceppato in mondo che resta ricco, forse più per il suo patrimonio che non per reddito, ovvero la sua borghesia.

Questo we ho incontrato persone e storie che mi hanno fatto pensare.

Il buon borghese
Ottimo professionista di una certa età, ha visto ridursi gli incassi nell'ultimo anno ed ha deciso di inserire un collega più giovane in studio per dare continuità, consentire alla segretaria di raggiungere la pensione, ridurre un po' i costi e lavorare ogni tanto, senza affanno, perché lavorare mantiene giovani. 

La motivazione principale e' quella di consentire ai dipendenti di continuare ad avere il posto di lavoro, lui di soldi non ha bisogno. Motivazione nobile ma più assistenziale che aziendale. Bellissima persona ma fa riflettere, in altri tempi obiettivo sarebbe stato la cessione dello studio o, ancora meglio, l'inserimento di un collega giovane da far crescere per trasmettere sapere e competenze.

Solo una riflessione la mia, che ovviamente nulla toglie alla libertà delle scelte personali ed al livello della persona. Avercene oggi di professionisti così eleganti nei modi e preparati.

Le mogli e le mamme
Le famiglie stanno bene ed ai figli non manca nulla, ci si racconta che sicuramente e' situazione momentanea e poi con un figlio piccolo da accudire stare a casa non pesa così tanto, ma nel silenzio generale la cassa integrazione ed i licenziamenti colpiscono molte donne. La famiglia e' benestante, non e' visto come un problema sociale ma è un segnale forte che fa pensare per come poco venga percepito.

La moglie, il figlio o la figlia del titolare
Lavora poco, prende lo stipendio anche se l'azienda fa fatica, pretende uno status che da tempo non c'è' più. Difende le apparenze con una determinazione degna di miglior causa.

Le persone che ho incontrato questo we mi hanno riportato ad una morale anni 60, un po' di paternalismo, di donne forti in famiglia ma meno interessate al lavoro, all'importanza di uno status che cinquanta anni fa andava raggiunto ( il visone, la lavastoviglie, ecc che ricordiamo oggetti del desiderio nei film in bianco e nero) mentre oggi va difeso.

Nessuna pretesa statistica ovviamente, solo riflessioni personali come abitudine di questo blog.

Ti fermi però a pensare quante energie non riescono più ad esser convogliate nel sistema produttivo, esperienze sprecate e non insegnate, lavoro femminile anche part time non valorizzato perché' troppo costoso ed antieconomico.

Nessuno se ne preoccupa perché son storie di famiglie benestanti ( drammi veri sono altri sia chiaro), ma sono storie che dovrebbero suonare come campanello di allarme per un sistema inceppato che spreca risorse preziose senza apparentemente ( per ora) accorgersene.




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