giovedì 28 marzo 2013

OMI: crollo del mercato immobiliare nel 2012


Sempre più difficile la situazione del mercato immobiliare italiano e delle aziende che operano in questo settore. La crisi economica e la riduzione delle concessioni di mutui ha di fatto bloccato l'intero settore.

Lo scorso 14 marzo è stata presentata la “Nota sull'andamento del mercato immobiliare nel IV trimestre del 2012”, corredata anche dalla sintesi annua, prodotta dall’Omi, l’Osservatorio del mercato immobiliare dell'Agenzia delle Entrate

L’analisi dei dati evidenzia un calo su base annua del -24,8%; in diminuzione anche le quotazioni medie delle abitazioni nelle 12 città con più abitanti nella seconda metà dell'anno. 

La variazione percentuale del volume di compravendite per l’intero settore immobiliare, nel quarto trimestre del 2012 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, risulta pari al -29,6% e costituisce la maggiore contrazione registrata dal 2004. 

Insieme alla Nota, sul sito dell’Agenzia delle Entrate sono disponibili anche le quotazioni (banca data dell’Osservatorio del mercato immobiliare), aggiornate al secondo semestre 2012, per tutti i Comuni italiani.



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martedì 26 marzo 2013

Proroga comunicazione beni in godimento ai soci


Proroga ufficiale per la comunicazione dei beni ai soci. 

Modalità e termini di comunicazione all’Anagrafe Tributaria dei dati relativi ai beni dell'impresa concessi in godimento a soci o familiari, ai sensi dell’articolo 2, comma 36-sexiesdecies, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148. Modifiche al provvedimento del 16 novembre 2011.


L'adempimento passa dal 2 aprile (essendo il 31 marzo, data della scadenza, domenica) al prossimo 15 ottobre. 

Lo ha deciso il direttore dell'agenzia delle Entrate che, con provvedimento del 25 marzo, motiva la proroga con «l'esigenza di valutazione, da parte dell'Agenzia, delle proposte di semplificazione avanzate dalle associazioni di categoria che riguardano la tipologia delle informazioni da comunicare e le relative modalità di trasmissione. Il rinvio del termine è, pertanto, funzionale alla definizione del confronto in atto con le associazioni di categoria».

Torniamo ancora una volta a rivedere il calendario di studio, non per ritardi dei professionisti ma per la costante incapacità dell'agenzia di fornire software ed istruzioni coerenti con il dettato normativo nei tempi richiesti.

Una proroga che subiamo ancora una volta e che rende sempre più complessa la gestione dello studio.


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lunedì 25 marzo 2013

Troppi dati, nessuna informazione.

Usiamo male i dati a nostra disposizione.
Troppo spesso quando incontro un imprenditore alle mie semplici domande risponde con una mole infinita di dati, non sempre verificati nella veridicità, spesso inutili a prendere decisioni operative.

Ma c'è sempre una certa fierezza nel produrre qualche plico di carta a dimostrazione del lavoro svolto, a dimostrazione che è tutto sotto controllo.

Eppure a me servono pochi dati per rispondere alle mie domande, dati che non sempre è agevole ottenere.

Non sfuggo alla realtà, probabilmente lo stesso accadrebbe analizzando il mio studio professionale.

I dati rappresentano una ricchezza, una fonte spesso inesplorata di occasioni di business o di risparmio sui costi. Facciamo ancora poco e soprattutto abituiamo poco i nostri clienti a farlo.

A volte, soprattutto in momenti di congiuntura debole come questi attendere per ottenere dei dati ha un costo, far invertire la rotta ad una impresa richiede tempo e sconta sempre una certa inerzia derivante dalla mole e dalla capacità dell'imprenditore e dei suoi consulenti.

Imparare ad estrarre, monitorare i dati ed usarli per prendere decisioni strategiche diventerà sempre più indispensabile per le imprese, non solo per le grandi che già da tempo si confrontano con questi problemi. Anche e soprattutto per le PMI.

Non sempre ci viene riconosciuto ma fornire fin da subito al manager incaricato di risanare l'impresa i dati necessari, le informazioni per poter agire spesso fa la differenza.

Incredibile, solo a pensarci, quanto sia cambiata la nostra professione negli ultimi anni.

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Una storia di rematori (pochi), comandanti (molti) e società di consulenza.

La storia non è nuova ma a volte fa bene rileggerla.

C’era una volta una squadra italiana di canoa.
Una società italiana ed una giapponese decisero di sfidarsi annualmente
in una gara di canoe, con equipaggio di otto uomini.
Entrambe le squadre si allenarono e quando arrivò il giorno della gara
ciascuna squadra era al meglio della forma, ma i giapponesi vinsero con
un vantaggio di oltre un chilometro.
Dopo la sconfitta il morale della squadra italiana era a terra. 
II top management decise che si sarebbe dovuto vincere l’anno successivo e 
mise in piedi un gruppo di progetto per investigare il problema.
Il gruppo di progetto scoprì dopo molte analisi che i giapponesi
avevano sette uomini ai remi e uno che comandava, mentre la squadra
italiana aveva un uomo che remava e sette che comandavano.
In questa situazione di crisi il management dette una chiara prove di
capacità gestionale: ingaggiò immediatamente una società di consulenza
per investigare la struttura della squadra italiana.
Dopo molti mesi di duro lavoro, gli esperti giunsero alla conclusione
che nella squadra c’erano troppe persone a comandare e troppe poche a
remare.
Con il supporto del rapporto degli esperti fu deciso di cambiare
immediatamente la struttura della squadra. Ora ci sarebbero stati
quattro comandanti, due supervisori dei comandanti, un capo dei
supervisori e uno ai remi.

Inoltre si introdusse una serie di punti per motivare il rematore:
“Dobbiamo ampliare il suo ambito lavorativo e dargli più
responsabilità”.
L’anno dopo i giapponesi vinsero con un vantaggio di due chilometri.
La società italiana licenziò immediatamente il rematore a causa degli
scarsi risultati ottenuti sul lavoro,
ma nonostante ciò pagò un bonus
al gruppo di comando come ricompensa per il grande impegno che la
squadra aveva dimostrato.
La società di consulenza preparò una nuova analisi, dove si dimostrò
che era state scelta la giusta tattica, che anche la motivazione era
buona, ma che il materiale usato doveva essere migliorato.
Al momento la società italiana è impegnata a progettare una nuova
canoa.
»

venerdì 22 marzo 2013

Moratoria mutui: proroga al 30 giugno

Prorogato di ulteriori tre mesi il termine di validità delle iniziative a sostegno delle imprese in difficoltà. Le aziende, per i finanziamenti che non avessero già usufruito di precedenti moratorie, possono richiedere la sospensione per un anno, avendo tempo fino a fine giugno per presentare le domande. Intanto, banche e imprese sono al lavoro per definire un nuovo accordo compatibile con l’evoluzione della congiuntura economica e delle condizioni operative delle banche.

Viene prorogato di altri tre mesi, ossia fino al 30 giugno 2013, il termine di validità delle “Nuove misure per il credito alle Pmi”, il pacchetto di iniziative a sostegno delle imprese in difficoltà messo a punto dal settore bancario con il Ministero dell' economia e delle finanze, il Ministero dello sviluppo economico e tutte le Associazioni rappresentative del mondo imprenditoriale. Lo ha comunicato il 20 marzo a Milano il Comitato esecutivo dell’ABI.
Il pacchetto di misure prevede la possibilità per le banche di sospendere mutui e leasing; di allungare la durata di mutui, anticipazioni bancarie e scadenze del credito agrario di conduzione; nonché di concedere finanziamenti connessi ad aumenti di mezzi propri delle imprese piccole e medie. Le misure sono state prorogate alla luce della situazione economica ancora complessa per il Paese e in vista del varo di nuove iniziative di sostegno alle piccole e medie imprese. Con questo obiettivo, l’ABI ha avviato il confronto con i rappresentanti delle imprese per individuare insieme le linee guida sulla cui base realizzare, entro il nuovo termine di fine giugno, un nuovo accordo.
In particolare, dal confronto avuto finora è emersa una visione comune su una serie di temi rilevanti per lo sviluppo del Paese, che potranno essere inseriti nel nuovo accordo. Tra questi, l’attenuazione degli impatti di Basilea 3 sulle Pmi, il potenziamento dell’operatività del Fondo di garanzia per le Pmi e lo sviluppo delle reti d’impresa.


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Startup innovative: guide e documenti utili

Segnaliamo il sito del Ministero dello sviluppo economico che raccoglie la documentazione e le fonti normative in materia di Start up.

L'attuale normativa, pur rappresentando un passo avanti, non pare sufficiente a stimolare in breve tempo lo sviluppo di nuove imprese realmente innovative.

Resta comunque utile sfruttare tutte le possibilità offerte e tenere monitorata la normativa di settore.

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lunedì 18 marzo 2013

Limiti alla responsabilità di professionisti e manager

La Commissione tributaria Regionale di Bologna, sezione 9, con le sentenze n. 4, 5, 6 e 7 del 23.01.2013, ha fissato un importante principio a favore dei professionisti nell’ambito della consulenza fornita alle imprese.

In presenza di violazioni commesse da società di capitali e, in genere, da enti aventi personalità giuridica, infatti, la persona fisica non può subire le sanzioni amministrative tributarie irrogate, soprattutto se non è provato che abbia tratto benefici economici.


Per l'amministrazione finanziaria la norma del 2003 non si estendeva alle persone fisiche esterne (per esempio i professionisti) agli enti con personalità giuridica (in genere società di capitali) ma solo a quelle interne (ad esempio manager e dipendenti), anche perché l'istituto del concorso non è stato abrogato. 

Secondo la Commissione tributaria regionale, l'istituto del concorso, previsto dal decreto 472/97 trova un limite preciso in quanto disposto dall'articolo 7, in base al quale le sanzioni amministrative relative al rapporto fiscale proprio di società con personalità giuridica sono esclusivamente a carico della persona giuridica. 

Risulterebbero in base a questa interpretazione quindi escluse tutte le persone fisiche (compresi i professionisti), ove questi non abbiano tratto specifici benefici dalla violazione commessa dalla società.

Per approfondimenti articolo del sole24ore 

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venerdì 15 marzo 2013

Il paradosso dell'internazionalizzazione

Tutti a parlar di internazionalizzazione

Tutti pronti e felici, tutti a scoprire nuovi mercati.
Non voglio soffermarmi sulle solite lamentele delle PMI su ICE (ente che muore e risorge come la fenice), su assenza di banche di riferimento, su associazioni di categoria, su imprenditori abbandonati a se stessi ecc..

Tutto vero ma in qualche modo a ciò siamo abituati. Più complicato invece mi appare continuare a incentivare l'internazionalizzazione quando (in un modo o nell'altro):

  • Germania: Insulti al primo ministro tedesco
  • GB: La Regina Elisabetta si da malata pur di rimandare la visita ufficiale
  • Dichiariamo guerra alla Libia facendo saltare commesse ed appalti delle imprese italiane
  • Incidente diplomatico in India con le conseguenze che sappiamo
  • Rapporti tesi in Russia
  • Facciamo voce grossa con ambasciata USA

Ecco, forse tutto ciò non ci aiuta.

PS sia chiaro, non critico i motivi  le cause sottostanti, critico la gestione dei problemi sfociati irrimediabilmente in crisi internazionali. I bilanci che stiamo per chiudere dovranno tenerne conto con appositi fondi rischi.

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Imprese a due velocità, ovvvero parliamo di Risk management

Le imprese italiane reagiscono differentemente alla crisi ed ai cambiamenti di mercato.
La frase in se è banale ma interessante è notare che i comportamenti si sono polarizzati.

Tralascio di analizzare quelle che restano immobili perché sono ancora convinte che la crisi sia ciclica, che il mercato prima o poi ripartirà (rimandando di semestre in semestre le sempre più vuote speranze). Sono numerose, molto più di quanto di possa pensare ma destinate a scomparire.

Tra le imprese che reagiscono, ben più interessanti, troviamo invece:

  • quelle che si rifugiano nell'ottimizzazione della strategia tradizionale. Soliti comportamenti, taglio dei costi, cassa integrazione, riduzione dimensionale alla ricerca di una marginalità che sfugge via.
  • quelle che invece provano a reinventarsi. Spesso rubano idee, ascoltando, confrontandosi, analizzando i mercati attigui al loro o osservando i comportamenti dei leader di mercato. E' una strada faticosa, in salita fatta di incontri, convegni, libri e riunioni in associazioni di categoria.
Non nascondo che sono le seconde quelle più affascinanti. Spesso oggi avere dimensioni più piccole può essere un vantaggio, soprattutto in mercati maturi. Bisogna avere il coraggio di smettere di imitare il leader di settore (spesso in difficoltà) e provare ad innovare.

Non è facile, inseguire il leader è stata per diverso tempo una strategia facile e comoda ma spesse volte non paga più. Pensiamo ad esempio a settori come quello dell'Editoria.

Il mercato in se non cresce, bisogna inventarsi nuove competenze ed esser bravi a sfuggire alle trappole che non dipendono da noi, prevedere ed affrontare rischi da cui fino a poco tempo fa eravamo al riparo:
  • stretta del credito
  • riforma del lavoro (normativa P.IVA e cocopro)
  • clienti insolventi
  • fallimento del fornitore
  • nuova normativa degli appalti
  • responsabilità civile sempre più ampia
  • rischio Paese (si pensi all'India)
  • riduzione generalizzata della capacità di spesa.
La PMI è destinata a crescere o ad aprirsi a nuove e più strutturate forme di collaborazione per riuscire ad ottenere tutte quelle competenze oggi, a differenza di ieri, indispensabili.

Il tema del Risk management sta entrando ormai prepotentemente nelle conversazioni fatte anche con imprese di ridotte dimensioni.

Tutti siamo impreparati sia chiaro ma la strada da seguire è quella ed anche la nostra professione deve crescere e provare a cambiare tentando di far conciliare obiettivi e costi.

Solo i clienti potranno aiutarci a ripensare e innovare il modello di business, l’offerta di servizi, il posizionamento di mercato, la struttura e le competenze.


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mercoledì 13 marzo 2013

Milano non fa sistema. Perchè?

Lavorare a Milano, sia chiaro, resta un privilegio.

Ho l'impressione però che abbia ormai da tempo perso quella forza attrattiva, di sistema, che forse aveva un tempo. Oppure più semplicemente Milano è rimasta la stessa mentre il mondo è cambiato e chiede di più.

Ci sono eccellenze importanti come le università che negli anni sono cresciute, si sono evolute ed aperte a soggetti fino a poco tempo fa ritenuti esterni come gli imprenditori. La domanda è se questa apertura sia stata utilizzata in pieno dalle PMI.

Non parlo di corsi, master, ecc... ma dei numerosi convegni, dei centri studi che fanno fatica ad instaurare un dialogo con le imprese spesso impacciate ed imbarazzate a confrontarsi con le università.

E' un peccato. Una osmosi di conoscenza teorico/pratica potrebbe risultare uno straordinario vantaggio competitivo per PMI e Start up.

Pensiamo a quanto poco si ragiona in termini di filiera, di settore. Quanti spunti imprese ed università potrebbero darsi a vicenda.

Oggi anche Milano vive la crisi e sempre di più la sentirà nei prossimi mesi che graveranno sul settore servizi (editoria, banche, telecom, pubblicità, professioni, ecc..).

Possibile che l'operazione Expo resti un fantasma in tutto ciò? Che le PMI non siano informate sui tempi e sulle opportunità? tutto incerto ed opaco, quanto meno per i piccoli.

Manca una cabina di regia che coordini tutte queste straordinarie risorse per trasformare un potenziale in occasione concreta di stimolo al cambiamento ed alla crescita delle imprese.

Eppure la nostra è una regione ricca, con una storia importante. C'è molto da fare. Se il Paese pare avvitarsi in una crisi inevitabile perchè non provare a ripartire da qui? Un tempo si parlava di -Milano, Italia- e oggi?

Le risorse ci sono, il potenziale è importante. Provarci è necessario.

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martedì 12 marzo 2013

Difficile capire quando l'imprenditore è pronto al cambiamento.

Qualche giorno fa un "risanatore" (uno di quei manager a tempo che si incaricano di gestire i piani di risanamento quando l'azienda ha difficoltà a trovare risorse interne) mi ha confidato che aveva già incontrato l'imprenditore in difficoltà ma che questo non era ancora pronto a prendere la decisione di iniziare a cambiare l'azienda, la strategia, il suo ruolo.

Solo più tardi ha potuto agire, prima l'imprenditore non era ancora pronto a mettere in discussione il suo ruolo, non era ancora il momento.

Capire il momento, l'istante esatto in cui intervenire è la cosa più complessa. Agire troppo presto o troppo tardi può vanificare tutto.

Inoltre, è giusto dirlo in maniera chiara, bisognerebbe provare a far capire ad imprenditore e consulenti (anche a noi stessi ovviamente) che il cambiamento non deve essere visto solo come reazione ad una crisi conclamata ma deve diventare un normale momento di vita aziendale.

E' difficle, lo dico subito, soprattutto per le PMI capire che è necessario provare a investire in consulenza, provare a mettersi in gioco. Spesso non nascondiamocelo la colpa è anche dei consulenti.

Ultimamente però sto vedendo troppe imprese che non riescono ad affrontare la crisi per non aver agito anche solo pochi mesi prima, troppe che devono sopportare pesanti sacrifici per riuscire a salvarsi per non aver provato a cambiare per tempo.

Una difficoltà che trovo è su come gestire il momento, come rassicurare quei colleghi che temono che gli sia scippato un cliente (senza capire che un cliente sano te ne sarà grato, uno che chiude i cancelli della fabbrica difficilmente aiuterà il tuo fatturato).

Gestire il cambiamento deve essere attività per imprese sane. Per questo continuo a ribadire che la cultura delle start up dovrebbe contaminare le PMI tradizionali.

Come fare ciò ancora non mi è chiaro, ma la sfida è tutta li. Creare, diffondere la cultura del cambiamento continuo, del confronto tra imprenditori, di apertura a tutti i protagonisti del mercato.


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mercoledì 6 marzo 2013

Deontologia: quelli bravi sono corretti

Spesso ci sono parole sottovalutate, dimenticate, che sanno di vecchio.
La deontologia professionale troppo spesso è stata associata ad un passato polveroso di privilegi e corporazioni.

La deontologia invece è soprattutto oggi necessaria, una cartina di tornasole sulla qualità del professionista.

Difficilmente ho incontrato ottimi professionisti scorretti. E' capitato invece (raramente fortunatamente) di incontrare professionisti decisamente inadeguati e deontologicamente scorretti.

Chi studia, approfondisce la materia, è consapevole delle difficoltà cercherà di mantenere un comportamento corretto e rispettoso nei confronti del cliente e delle controparti.

Questo è un promemoria soprattutto per i ragazzi che studiano alla Scuola di Alta Formazione, ai giovani colleghi. Ricordatevelo, quelli bravi sono corretti. Quelli bravi sono persone per bene.

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martedì 5 marzo 2013

Difendere noi stessi difendendo le imprese, ovvero il futuro della professione di commercialista.

Molte cose stanno cambiando nella professione e non sempre (?) il CNDCEC si è dimostrato capace di gestirle.

Società professionali, nuovo praticantato, riforma delle associazioni professionali, infinita e caotica produzione normativa sono solo alcune delle novità che stanno interessando la professione di oggi e sicuramente quella di domani.

Non siamo riusciti ancora a fare rete, a gestire in maniera ordinata e coerente la nostra presenza istituzionale. La colpa è di tutti noi sia chiaro, evitiamo di nasconderci dietro falsi alibi.

Eppure il lavoro di molti colleghi è degno di nota, la produzione di dottrina è notevole, lo sforzo formativo almeno su Milano certamente apprezzabile, ma in tutto questo qualcosa manca.

Non riusciamo a sentirci categoria, non riusciamo a sentirci parte di qualcosa di organizzato e propositivo.

Abbiamo un forte difetto di comunicazione e di strategia.

C'è molto da fare, molto da costruire sia nel creare consenso e spirito di appartenenza (molti colleghi non conoscono le mille iniziative a loro disposizione) sia nel creare percorsi di avvicinamento al mondo ordinistico o associativo.

Bisogna provare a comunicare non solo tra noi (dialogando, creando occasioni per far nascere nuove idee, per ampliare la partecipazione) ma con le altre professioni ed istituzioni (università, enti locali, confindustria, ade, ecc..).

Soprattutto bisogna ricordare che l'unico modo di difendere noi stessi è difendere le imprese ed i contribuenti. Il resto rischierebbe di diventare difesa di interessi corporativi ed è un discorso decisamente poco interessante.

Credo che le basi per partire con un percorso nuovo fatto di valorizzazione di quanto (ed è molto) fino ad oggi è stato fatto e di apertura a nuovi stimoli ci siano tutte.

Non ci resta che definire obiettivi e strumenti.

Post forse un pò criptico per i non addetti ai lavori, ma la sfida è trovare il coraggio di abbandonare quei (pochi, davvero pochi) privilegi e chiedere riforme capaci di far tornare questo Paese attrattivo per le imprese.

Il resto son chiacchiere e facili piagnistei corporativi.

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lunedì 4 marzo 2013

Responsabilità solidale negli appalti, ovvero ristabiliamo i ruoli tra Agenzia Entrate e Parlamento

Assistiamo impotenti da troppo tempo ad un cambiamento di ruolo dell'Agenzia delle Entrate. 

Il parlamento, sempre più concentrato sulle esigenze di cassa di breve periodo, senza una minima visione strategica di politica finanziaria si limita sempre più a ratificare indirizzi e suggerimenti dell'Agenzia delle Entrate, aumentando a dismisura gli adempimenti burocratici a carico delle imprese e rendendo sempre più complesso (qualche magistrato recentemente si è spinto più in là usando la parola impossibile) esercitare da parte del contribuente il diritto alla difesa.

La strada intrapresa è evidentemente sbagliata. Sbagliata sia in punta di diritto sia dal punto di vista dei risultati (scarsi) ottenuti.

Si finisce per tartassare sempre di più i contribuenti onesti senza colpire i veri evasori.

La norma è diventata cosi complessa che non solo pesa burocraticamente sulle imprese ma certamente rallenta i controlli. Semplificare aiuta non solo le imprese ad adempiere correttamente ai loro obblighi fiscali, aiuta altresì ad effettuare verifiche e controlli utilizzando meno risorse da parte dell'Agenzia.

Ricordiamo inoltre che la competitività di un Paese si misura non solo in termini di pressione fiscale ma anche di semplicità, certezza del diritto, facile comprensione per l'imprenditore, anche straniero, delle norme in essere nel nostro Paese. 

Ad aggravare la situazione si stanno stratificando una serie di norme che non solo invertono l'onere della prova sul cittadino (es. redditometro ecc) ma che costringono l'impresa contribuente a sostituirsi all'Agenzia in qualità di controllore con costi e sanzioni rilevanti.

Uno degli ultimi e gravosi  provvedimenti è rappresentato dalla responsabilità solidale delle imprese committenti nei contratti di appalto.


Con l’art. 13-ter del “decreto per la crescita” (D.L. 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla L. 7 agosto 2012, n. 134) è stato modificato l'art. 35 del D.L. 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla L. 4 agosto 2006, n. 248: in particolare, è stato sostituito il comma 28 e sono stati aggiunti i commi 28-bis e 28-ter.

Il “decreto per la crescita” (DL 83/2012) ha introdotto:
  • la responsabilità dell’appaltatore con il subappaltatore per il versamento delle ritenute fiscali sui redditi di lavoro dipendente e dell’Iva dovuta dal subappaltatore in relazione alle prestazioni effettuate nell’ambito del rapporto, nei limiti dell’ammontare del corrispettivo dovuto;
  • una sanzione amministrativa, in capo al committente, da 5.000 a 200.000 euro nel caso in cui egli effettui il pagamento all’appaltatore senza che questi abbia esibito la documentazione attestante gli avvenuti versamenti fiscali (eventualmente anche dal subappaltatore), scaduti alla data del pagamento del corrispettivo.
Con la Circolare n. 2/E del 1° marzo 2013 ( Articolo 13-ter del DL n. 83 del 2012 - Disposizioni in materia di responsabilità solidale dell’appaltatore - Circolare n. 40/E dell’8 ottobre 2012 - Problematiche interpretative - pdf l'Agenzia delle Entrate fornisce chiarimenti sulla disciplina dettata in merito alla responsabilità solidale dell’appaltatore.

Riportiamo il comunicato stampa che ne fornisce una breve sintesi

Responsabilità solidale negli appalti - I nuovi chiarimenti delle Entrate

La circolare n. 2/E di oggi, che fa seguito alla circolare n. 40/E del 2012, fornisce ulteriori chiarimenti sulla responsabilità solidale negli appalti, introdotta dal “decreto crescita”. L’art. 13 ter del Dl 83/2012 stabilisce, infatti, per il committente o per l’appaltatore l’obbligo di verificare l’esecuzione del corretto versamento delle ritenute fiscali sui redditi di lavoro dipendente e dell’Iva da parte rispettivamente dell’appaltatore o del subappaltatore. Questa regola si applica al contratto di appalto di opere e servizi come definito dall’art. 1655 del Codice civile. Pertanto, restano fuori, ad esempio, gli appalti di fornitura dei beni così come il contratto d’opera e quello di trasporto. Escluse anche le stazioni appaltanti, i condomìni e, per carenza del requisito soggettivo, le persone fisiche non soggetti passivi Iva. Il documento di prassi chiarisce inoltre che le nuove disposizioni hanno una portata generale, nel senso che prescindono dal settore economico in cui operano le parti contraenti.

Ambito oggettivo - Restano quindi fuori dal perimetro tracciato dalla nuova norma le tipologie di contratto diverse dal contratto di appalto di opere e servizi, come: gli appalti di fornitura dei beni, il contratto d’opera (art. 2222 del Codice civile), il contratto di trasporto (articoli 1678 e seguenti), il contratto di subfornitura (L. 192/98) e le prestazioni rese nell’ambito del rapporto consortile. La circolare chiarisce inoltre che le nuove disposizioni hanno una portata generale e non riguardano, dunque, solo gli operatori economici del settore edilizio. Nel ribadire che rilevano i contratti stipulati a partire dal 12 agosto 2012, indicazione peraltro già contenuta nella circolare n. 40/E, l’Agenzia spiega anche che l’eventuale rinnovo del contratto deve ritenersi equivalente a una nuova stipula: ne consegue che le nuove disposizioni si applicano, a partire dalla data di rinnovo, anche ai contratti rinnovati successivamente al 12 agosto dello scorso anno. 


Ambito soggettivo - Il documento di prassi chiarisce che la nuova responsabilità solidale si applica ai contratti di appalto e subappalto conclusi da soggetti che li stipulano nell’ambito di attività rilevanti ai fini Iva e, in ogni caso, dai soggetti Ires, dallo Stato e dagli enti pubblici (articoli 73 e 74 del Testo unico delle imposte sui redditi, Tuir). Restano escluse sia le stazioni appaltanti sia le persone fisiche prive di soggettività passiva ai fini Iva. Fuori anche il condominio, perché non rientra tra i soggetti individuati agli articoli 73 e 74 del Tuir. 

Casi particolari - La circolare si sofferma inoltre su alcune ipotesi particolari. Ad esempio, in caso di più contratti tra le stesse parti, la certificazione che attesta la regolarità dei versamenti delle ritenute sui redditi di lavoro dipendente e dell’Iva relativi al contratto d’appalto può essere rilasciata in modo unitario e anche con cadenza periodica. Quanto, infine, ai pagamenti effettuati tramite bonifico (o con altri strumenti che non consentono al beneficiario l’immediata disponibilità della somma versata), è necessario attestare la regolarità dei versamenti scaduti al momento in cui il committente o l’appaltatore effettua la disposizione bancaria, e non anche di quelli scaduti al momento in cui vengono accreditate le somme.


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