lunedì 7 maggio 2012

Quella strana passione per il pezzo di carta

Ovvero del valore legale del titolo di studio......... Nella costituzione non esiste e se esistesse, farebbe d'uopo modificare, colla procedura indicata nel testo del solenne documento, il comando dannoso alcuna norma la quale faccia obbligo al cittadino di munirsi di certificati provvisti di bolli più o meno vistosi per dimostrare la propria attitudine ad esercitare un qualsiasi lavoro. Non esiste, perché inutile, avendo lo stato, gli enti pubblici ed i privati ovviamente il diritto di controllare, nel modo che ritengono più opportuno, se all'opinione del cittadino risponde l'attitudine sua effettiva. Dico che la sostituzione della «facoltà» all'«obbligo» di presentare diplomi i quali provino l'attitudine, non é cagione di alcun inconveniente rilevante, ed é fecondo di notabili vantaggi. L'obbligo fa si che tutti i certificati abbiano, se non la realtà, un'apparenza di uguaglianza. Il trenta e lode, qua largito facilmente, ha lo stesso valore legale di quello a stento altrove concesso. Dove é l'interesse alla severità? Quale l'incitamento per scolari e studenti ad iscriversi ed a persistere sino alla fine nella frequenza di istituti severi? Se il possesso di diplomi é volontario, se i diplomi renderanno testimonianza di studi diversi, ognuno avrà interesse a seguire quei corsi e quei maestri i quali per sé dicano il contenuto e il valore degli studenti perseguiti.

Luigi Einaudi
(Prediche inutili)


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